Finalmente, Food ReLOVution – l’atteso docu-film di Thomas Torelli – è stato ultimato.
Thomas Torelli riesce anche questa volta in quello che l’umanità stessa dovrebbe fare. Porsi delle domande sul suo stato attuale, chiedersi il perché di ciò che esiste e sembra fondamentalmente giusto così come è. C’è qualcosa che tutti fanno, in tutto il mondo, ogni giorno. Qualcosa che appartiene alle nostre funzioni puramente animali: mangiare. Una scelta che delimita una questione di vita o di morte, dove la sopravvivenza gioca la fondamentale differenza. Se l’atto di mangiare non implica un’adesione volontaria, resta sempre un atto da compiersi nel dominio della scelta: perché, oltre ad essere animali, siamo uomini. A noi compete essere “umani”.
Il dominio della scelta è affidato alla nostra volontà. L’umanità può scegliere cosa vuole fare e quindi cosa vuole essere.
Thomas Torelli scandaglia le profondità della coscienza etica globale. Trasforma la prospettiva del cibo in un ambito etico in cui ognuno dovrebbe confrontarsi e prendere una posizione. Scegliere implica una responsabilità piena e soprattutto coinvolge la consapevolezza delle persone. Occorre acquisire una coscienza che consideri le conseguenze delle nostre azioni non soltanto a livello di ricaduta individuale, e qui i riferimenti alla dieta e alla salute sono inequivocabilmente chiari, ma che pensi agli effetti di matrice ambientale, animale e, sorprendentemente, economici e strumentali.
Tutto questo ci rimanda, come anche gli altri documentari di Thomas Torelli, a una dimensione complessa della realtà umana e non solo: non è pensabile applicare alla realtà esistente separazioni fittizie per cui tutto risulta parcellizzato. Queste divisioni tra causa e effetto, tra prima e dopo, tra vicino e lontano, tra sé e gli altri viventi sono non soltanto illusorie ma addirittura fuorvianti e ingannevoli. Come in Pachamama e Un altro mondo, Torelli anche questa volta ci racconta come tutto sia interconnesso, complesso, circolare, che gli effetti e le cause si rincorrono in un cerchio dove non si concepisce inizio e fine e dove, soprattutto, non si sa a priori che cosa sia il risultato finale.
Lo fa attraverso l’evidenza delle testimonianze di esperti che portano la loro voce come prova reale di ciò che proclamano. Non vengono riportate opinioni ma argomentazioni di sostanziale contenuto e comprovate da dati oggettivi, ricerche e studi in merito: la nobilitazione della causa avviene attraverso il paradigma scientifico ufficiale. Alla stregua di Bateson e di Hillman, Torelli condivide un pensiero complesso lontano dalle sbrigative e dogmatiche semplificazioni. Mostrare la coerenza di tutto il mondo vivente, l’unità di ciò che sembra diviso, l’inseparabilità delle discipline (economia, scienza, nutrizione, morale, ecologia) crea le premesse per una valutazione a 360 gradi dell’agire umano e, conseguentemente, della sua scelta.
Food ReLOVution è perfettamente integrato e allineato con il pensiero sostenibile, dove l’azione umana viene misurata e valutata alla luce di quanto significhi per le persone e l’ambiente del territorio. Le testimonianze degli esperti intervistati nel documentario, concordano unanimemente su un fatto: sostengono che le nostre scelte alimentari, che includono eccessivamente carne, sono insostenibili.
Sono insostenibili perché il sistema che produce carne a livello mondiale è altamente inefficiente. Questo risulta strumentale al potere di lobbies nelle cui mani si concentra l’economia globale: si genera scarsità. L’impoverimento cresce per l’umanità e il mercato di carne è destinato solo ai Paesi più benestanti. Per essere sostenibili, dobbiamo disporre in modo efficiente delle risorse (abbondanti in natura): promuovendo l’abbondanza e non la scarsità, che è un concetto indotto dal loro utilizzo.
Sono insostenibili perché la mancanza di informazione sulla nutrizione è funzionale a mantenere il sistema quello che è, seguendo il mito che recita “bisogna mangiare carne”. Questa cospirazione della disinformazione voluta dal marketing impedisce al consumatore di fare la scelta giusta per se stesso e non per il sistema economico. Ma in realtà il mercato non è animato da vita propria: il cibo è il mezzo più potente per cambiare il corso degli eventi e per una felicità condivisa. L’individuo è il punto da cui da cui ripartire per la rinascita della civiltà e la rigenerazione economica globale.
Sono insostenibili per la delocalizzazione delle produzioni, dovuta principalmente a motivi economici strumentali. Questo ci sottrae da una visione locale di territorio che rende la comunità soggetto attivo: come afferma il documentario di Torelli, la produzione locale di cibo è la soluzione per uscire dall’attuale insostenibilità del sistema.
Le comunità sono aggregati di individui e rappresentano l’elemento da cui avviare la rigenerazione del sistema economico. Soprattutto, una matura consapevolezza a livello comunitario potrà far cominciare un rinnovamento complessivo economico globale.
Sono insostenibili dal punto di vista del pianeta, dell’ambiente, delle risorse, del clima, dell’eliminazione della biodiversità, negando un principio di armonia e di equilibrio nel mondo vivente. Gli animali sono trattati come oggetti, esercitando un pregiudizio verso certe specie non ritenute uguali alle altre. Il rispetto delle specie è funzionale al raggiungimento dell’unico fine di evolvere positivamente il sistema unico vivente.
Sono insostenibili perché gli sprechi sono altissimi. Questo si oppone al principio naturale della bio imitazione, secondo cui l’armonia viene raggiunta quando gli sprechi, gli scarti, gli effetti negativi non devono sussistere, se non come ricadute di chi attiva il processo economico stesso all’insegna della responsabilità.
Sono insostenibili perché la produzione di cibo e carne sul nostro pianeta non rispetta i tempi della natura, quanto quelli della produzione. Questo è in contraddizione con i tempi della natura, armonici e giusti, e causa distorsioni malsane, traumi e tossicità dei prodotti alimentari.
Insostenibile, infine, perché la crescita delle spese della sanità pubblica è una voce del PIL: diventa un fatto economicamente positivo che la salute pubblica peggiori. Questo concorda con l’insostenibilità della nozione di crescita, inconciliabile all’infinito con un miglioramento della qualità della vita e incapace di cogliere la nostra felicità e benessere. Occorre piuttosto evolvere le risorse esistenti nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile.
Thomas Torelli anche oggi ci lascia con molte domande. E forse questo è il segno più evidente che abbiamo ascoltato il messaggio che ci voleva realmente dire. Dire oltre ogni cosa.
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