Accanto ai temi economici classici, argomento fondamentale dell’incontro è il terzo settore e il suo ruolo nel cambiamento del welfare italiano.
E quella stella è…il terzo settore
Dopo 25 anni di attesa e a volte di lotta, soltanto il 2 agosto 2017 ha avuto approvazione la riforma del codice del terzo settore che mette ordine e dà finalmente reale attuazione al contenuto già espresso nella Costituzione, ma occorreva una legge ordinaria ed oggi c’è.
Una normativa di assoluto rilievo perché ridisegna il modello di ordine sociale italiano. Infatti, il terzo settore e la società civile divengono a pieno titolo il terzo soggetto ad affiancare Stato e mercato e sono garanzia autentica di democrazia. Si inaugura in questo modo una nuova stagione, dove i soggetti del terzo settore riusciranno a esprimersi autonomamente.
Alla luce di tre principi normativi fondamentali, la riforma rende i soggetti del terzo settore non solo regolati dal diritto civile, ma – a tutti gli effetti – attori e autentici imprenditori sociali con il ruolo di concorrere insieme all’amministrazione pubblica agli obiettivi della società civile. Inoltre, i soggetti del terzo settore non saranno più finanziati solo dalla pubblica amministrazione e dalla filantropia, ma anche attraverso la finanza sociale, riservando attenzione alle questioni etiche, morali, sostenibili e di sviluppo sociale.
Il sistema Emilia-Romagna e la biodiversità economica
Papa Francesco ha ritrovato in Emilia-Romagna il modello tangibile e concreto di quei valori sulla biodiversità economica che aveva già espresso nella sua Enciclica Laudato Si’ sulla cura della casa comune. Così, in occasione della sua visita a Bologna, Papa Francesco ha apprezzato apertamente il sistema Emilia-Romagna e la sua organizzazione sociale di democrazia economica sostenuta dal forte comparto cooperativo e dalle piccole e grandi imprese di tipo capitalistico.
Questa biodiversità economica è anche l’elemento più studiato a livello internazionale della Regione Emilia-Romagna: proprio una struttura produttiva pluralistica articolata in vari distretti produttivi allontana il rischio di una monocultura economica.
Capitale sociale bridging e gioia di vivere
Questo tessuto sociale dove ciò che conta sono le persone, la comunità e la coesione di valori e intenti è quello che chiamiamo il capitale sociale bridging: un capitale sociale del tutto positivo che edifica la matrice culturale identitaria di questa terra.
Infine, esiste un ulteriore fattore quanto mai produttivo e efficace del sistema Emilia-Romagna: un fattore autoctono, proprio del territorio e delle sue persone. Un fattore che nasce qui unicamente e non riproducibile se non qui e ora. Parliamo della gioia di vivere. Un approccio al mondo e un’etica di vita fondati non sul dovere, ma rivolti al piacere e alla qualità della vita.
Persone, società civile, terzo settore
Oggi la crisi ci ha reso consapevoli del fatto che l’economia intesa come scienza limitata al profitto non ha saputo dare risposta a molti problemi sociali, etici e morali che persistono e anzi non sembrano vicini a una soluzione possibile. Soltanto integrando la visione economica con i valori dei mondi della vita (persone, comunità, coesione di territorio) si può trovare la chiave per continuare nello sviluppo della civiltà.
Parlare del Terzo settore ha importanza perché emerge un nuovo soggetto fatto di persone e per le persone che ha reale potere di dare orientamento, cambiare e esprimere valori della vita all’interno delle comunità locali. Prendiamo anche consapevolezza del fatto che proprio l’Emilia-Romagna, la nostra regione, possiede delle qualità nel suo tessuto sociale quanto mai vicine a quella visione che coniuga insieme umanesimo e imprese.
Tutto questo implica anche la consapevolezza che in questo momento storico né lo Stato, né il mercato offrono – nelle loro visioni riduzionistiche e parcellizzate – una via d’uscita all’attuale impasse. Soltanto un dialogo paritario costruttivo e positivo tra questi due soggetti e la società civile può essere garanzia di una democrazia effettiva dove le persone siano al centro di quelle visioni che, da sole e parziali, falliscono inevitabilmente.
Soltanto un approccio umanistico, attaccato ai valori dei mondi della vita e delle persone, può salvare la civiltà.