Come promesso torniamo a darvi aggiornamenti sugli effetti della “nuova pandemia in atto”, quella dell’economia capitalista finanziaria e globalizzata che, a seguito degli effetti del Covid-19, sta mostrando in maniera ancora più evidente pesanti criticità che espongono a una grandissima vulnerabilità le economie nazionali e, soprattutto, locali (https://www.saracirone.com/nuova-pandemia-in-atto/).
Ma è proprio ripensando il sistema economico a partire dai territori, in modo integrato, che abbiamo l’opportunità di trasformare questa vulnerabilità in un volano per una ripresa veramente sostenibile. Su questo argomento abbiamo sentito il parere di Paola Pluchino, biologa ambientale, esperta di valutazione ambientale e sostenibilità e fondatrice di TAI Solutions e recentemente ha pubblicato il libro “La città vivente – Introduzione al metabolismo urbano circolare”, che presenta le problematiche legate alla sostenibilità urbana proponendo soluzioni basate sulla visione della città come “organismo vivente”, attraverso l’approccio sistemico del metabolismo urbano. Ecco le sue considerazioni.
Ripensare in termini circolari
Perché la ripresa possa essere veramente sostenibile, l’attuale sistema economico dovrà essere ripensato in termini circolari, il che non implica unicamente adottare i modelli di business dell’economia circolare all’interno delle imprese, ma significa concentrarsi maggiormente sul territorio, accorciare le filiere, sviluppare un’economia più localizzata al fine di garantire una resilienza maggiore: non soltanto dal punto di vista territoriale / ambientale, ma anche in termini socio-economici. Ecco perché l’economia circolare, in questo contesto storico, si pone come un momento di discontinuità rispetto al passato.
Investire sulla circular economy
Le aziende e i territori devono investire su questo tipo di approccio circolare, che è strettamente funzionale alla “business continuity”, alla pianificazione strategica per la continuità operativa delle aziende e quindi alla salvaguardia del tessuto economico dei territori. Investire nella resilienza e nella circolarità dei territori equivale a svincolare la propria sopravvivenza dalle catene di valore globale e dai capricci dei mercati finanziari; significa esplicitare il patrimonio territoriale (capitale naturale, umano, socio-culturale ed economico), definire il corretto mix economico sulla base della vera vocazione del territorio e sviluppare connessioni locali per la sostenibilità a tutto tondo.
Le lezioni dell’emergenza Covid-19
Non sappiamo ancora quali scenari si apriranno per il futuro delle città e dei territori dopo la crisi COVID-19; ci sono però degli effetti collaterali della pandemia che abbiamo osservato e che possono offrire spunti interessanti. Proviamo a evidenziarne qualcuno.
- Commercio di prossimità vs. super/ipermercati: durante la quarantena c’è stata una riscoperta dei negozi di quartiere, che si possono raggiungere in pochi passi, non hanno lunghe file all’ingresso e consentono un maggior controllo del numero di persone all’interno; spesso in queste botteghe si trovano più facilmente prodotti locali e di buona qualità; e, soprattutto, consentono di ricostruire il tessuto delle relazioni sociali con negozianti e abitanti del quartiere. Invece di dover prendere la macchina per raggiungere mega-mercati con mega-parcheggi, che hanno sottratto suolo alle nostre città e nei quali non fioriscono relazioni sociali.
- Produzione locale vs. produzione globale: la crisi COVID-19 ha messo in evidenza l’importanza delle filiere corte per la sussistenza e la sopravvivenza, specialmente per l’accesso al cibo e a materiali di prima necessità (basti pensare a disinfettanti e mascherine). Il sistema economico deve essere ripensato su scala locale, sul modello della città e del territorio circolare.
- Il valore di giardini e terrazze verdi: durante la quarantena tante persone si sono rese conto della necessità di avere uno spazio verde (per quanto piccolo) privato; probabilmente in futuro questa nuova consapevolezza porterà a valutare in modo diverso l’affitto o l’acquisto di una casa, con un conseguente impatto sul mercato immobiliare, che potrebbe avere ricadute importanti anche sulle scelte future per la pianificazione e la normativa urbanistica.
Il ruolo della circolarità per la promozione della resilienza
Dalle precedenti riflessioni, nascono alcune potenziali linee d’azione per la costruzione di città e territori più circolari e, quindi, più resilienti.
- Prossimità: promuovere la prossimità nel commercio, nell’accorciamento delle filiere produttive e nel lavoro(creando nuove imprese in città, come i make lab; preferendo, ove possibile, lo smart working); ma anche promuovere l’accessibilità dei servizi, attraverso il ripensamento della propria offerta da parte dell’Amministrazione, cercando di raggiungere un trade-off tra i costi di realizzazione e la garanzia dell’accessibilità. Per esempio, invece di doversi recare in un ufficio comunale per fare (o consegnare) un documento, se ne può prevedere la gestione elettronica o si possono realizzare “service point” diffusi. Il ruolo dell’Amministrazione, in questo senso, travalica il confine della mobilità sostenibile e diventa un modo nuovo di approcciare la pianificazione urbanistica: servizi accessibili, revisione della zonizzazione a compartimenti stagni, aumento della densità urbana.
- Una nuova progettazione: le nuove costruzioni dovrebbero integrare terrazzi, giardini e spazi privati, attraverso un nuovo approccio alla progettazione architettonica, con un effetto di rivalutazione del mercato immobiliare e della valutazione economica dei servizi ecosistemici. Il verde privato deve essere sostenuto e favorito in tutti i modi possibili; esiste già un incentivo statale (il cosiddetto “Bonus verde”, con detrazione Irpef al 36%, che purtroppo nel decreto “Rilancio” non è stato potenziato ulteriormente) per la sistemazione a verde di aree private, la realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. Sarebbe un’opportunità per vivai e imprese, che potrebbero preferire l’uso di specie locali (anche spontanee), piante da frutto, officinali o aromatiche.
- Pianificare il verde: promuovere negli strumenti urbanistici la creazione di aree verdi urbane e private e di orti urbani. Il verde deve essere progettato e mantenuto per essere adatto agli spazi e alle persone, sia dal punto di vista funzionale che ricreativo; la funzionalità deve tener conto dei servizi ecosistemici associati al verde, in modo tale da ottimizzarli al contesto territoriale, e delle loro potenzialità di incrementare la resilienza urbana e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Gli sfalci e i frutti potrebbero essere utilizzati per la creazione di una filiera urbana e periurbana per l’agrifood, con la possibilità di impattare positivamente sulla sicurezza alimentare locale, oltre a favorire lo sviluppo di micro-filiere di bioeconomia urbana o territoriale.
Questi sono alcuni esempi di ciò che potremmo mettere in pratica con scelte di privati e pubbliche amministrazioni a basso costo ma con una ricaduta molto positiva in termini sociali, ambientali ed economici. Soluzioni che permetterebbero resilienza e sostenibilità dei territori, oltre ad una maggiore vivibilità che si tradurrebbe immediatamente in un benessere diffuso.
Perché insieme, con il contributo di tanti professionisti capaci di dare impulso a questo nuovo modello di business, possiamo essere fautori della rinascita dei nostri territori.