Avere presente che è essenziale per un’impresa evolvere pur rimanendo fedeli alla propria identità diventa una questione non solo naturale ma anche cruciale per rimanere competitivi in un mondo che evolve più velocemente di quanto non accadesse in passato. Ricordare che il cliente é prima di tutto un cittadino che, immerso nella società, chiede sempre di più un’attenzione all’evoluzione di prodotti e servizi in chiave innovativa. L’innovazione in questa prospettiva diventa una necessità sociale che segue i principi di base della natura.
Le aziende, per fare davvero innovazione, devono avere una priorità: si tratta di una radicale mutazione che coinvolge primariamente il concetto di persona e di lavoro. Le aziende devono prima di tutto capire che sono le persone ad essere il vero nucleo di ogni attività e il valore aggiunto dell’azienda che lavora. Questo comporta una responsabilizzazione da parte dei lavoratori che potrebbe essere ben esplicitata, parafrasando un frammento di discorso di John F. Kennedy, dal motto: “non chiedetevi quello che l’azienda può fare per voi, ma quello che voi potete fare per l’azienda”. Ci dev’essere dunque, alla base della gestione d’impresa, uno scambio e una circolarità “energetica”: è questo che genera vera condivisione e di conseguenza introduce il concetto di «partecipazione attiva» o «partecipazione responsabile». L’impresa è competitiva se prima di tutto lo sono le persone che la compongono: distribuire responsabilità per raggiungere un obbiettivo comune rappresenta una fase chiave di questo processo. La logica è quella della comunità orizzontale in cui su ogni cittadino gravano oneri ma spettano anche e soprattutto onori: innovare in questo senso significa anche apprendere la lezione dal passato, essere impresa che parla di innovazione significa in un certo senso riscoprire l’ideale di polis egualitaria immaginata da Platone, o il locus ideale tracciato da Tommaso Moro diversi secoli dopo. Queste visioni che nel corso dei secoli sono state riproposte da numerosi pensatori, sono rimaste colpevolmente nell’utopia. Nel mondo del management d’impresa questa comunità ideale può e deve realizzarsi attraverso la condivisione di un orizzonte socoale comune che può essere raggiunto solamente mediante la partecipazione reale di tutti. Se gli imprenditori di oggi e soprattutto quelli di domani saranno illuminati e sapranno riconoscere prima di tutto la loro natura di cittadini del proprio territorio, e poi che le coordinate della gerarchia non risiedono più su di un’asse verticale ma su quella orizzontale, allora si potrà attuare quel vero e proprio processo d’innovazione di cui le aziende abbisognano e che l’umanità contemporanea e futura reclama.