LIBERTÉ, ÉGALITÉ, FRATERNITÉ

Oggi, domenica 15 novembre, si celebra in tutta Italia la Giornata Mondiale dei poveri. “Tendi la tua mano al povero” è il tema scelto da papa Francesco che instancabilmente, dall’inizio del suo pontificato, esorta tutta la comunità mondiale a cambiare i paradigmi del nostro modello di sviluppo per contrastare le diseguaglianze sociali ed economiche.

Contrasto alle varie forme di povertà

Un obiettivo dei singoli, ma anche dell’intera comunità mondiale, chiamata a mettere in pratica politiche di contrasto alla povertà materiale, educativa e culturale, per una transizione da un modello assistenziale ad un modello di prossimità che incentivi sempre di più i singoli ad essere partecipi e generativi, contrastando così quella cultura dello scarto che mette ai margini milioni di persone.

Il Goal 1

Il problema della povertà è uno tra i più gravi del nostro tempo, non a caso il primo tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU è proprio quello dedicato alla sconfitta della povertà. Basti pensare che in Italia, nel 2019,4,6 milioni di persone vivevano in povertà assoluta, il 7,7% della popolazione nazionale, con un incremento tra il 2010 e il 2019 di 5,6 punti percentuali, collocandosi tra gli ultimi paesi europei come contrasto alla povertà, ben al di sotto della media; l’11,4% dei giovani sotto i 17 anni e il 4,8% degli over 65 vive in povertà assoluta; sono povere il 6,5% delle famiglie con un solo figlio e il 20,2% delle famiglie con tre o più figli.

Una situazione aggravata dalla pandemia

La fase pandemica, dunque, si va ad innestare su una situazione già molto seria, che vede 1,7 milioni di famiglie e oltre 1,1 milioni di minori in povertà assoluta, a cui si può far fronte solo con una strategia complessiva di lungo periodo che vada a contrastare in modo efficace l’esclusione sociale e leghi in modo coerente gli interventi “spot” che sono stati messi in campo per la povertà materiale, educativa, minorile, di accesso ai servizi e all’abitazione.

Il cammino della civiltà

La povertà colpisce duro, colpisce uomini e donne ed è la prima causa della diseguaglianza sociale. Povertà e diseguaglianza sociale sono l’una la causa dell’altro. Spesso siamo stati tentati, nei decenni scorsi, di provare vergogna della povertà, dei nostri poveri e di vedere la povertà come un’incapacità: un pensiero malato della nostra società. Chi non ha successo e soldi ha la stessa dignità delle altre persone. È l’equità che una società esprime nel dare le stesse possibilità a tutti che qualifica il livello di civiltà di una società. La povertà è il fallimento più grosso dei nostri tempi, di tutte le epoche della civiltà perché una comunità civile include tutti all’interno della società e non permette l’emarginazione e la disuguaglianza. Una comunità che nasconde i poveri e li ritiene incapaci e sfortunati è frutto di un livello di coscienza basso e un cammino spirituale pressoché assente. Quello che manca è proprio questo: una consapevolezza dell’essere un tutt’uno tra di noi e con il creato. Ed è proprio qui che si gioca la partita dell’innovazione, della ricostruzione post-pandemica e della civiltà!

Sussidiarietà e ripartenza

In questo 2020, la crisi in atto sta producendo effetti negativi su una situazione già critica, con una riduzione del reddito disponibile delle famiglie e la forte caduta del PIL.

Per questo occorre mettere in pratica il prima possibile misure che vadano verso un sostegno concreto di quelle persone che versano in situazioni di disagio e occorre agevolare, in un’ottica di sussidiarietà, quelle realtà del Terzo Settore che con la loro attività svolgono un’azione di supporto ai servizi pubblici territoriali, così come è necessario e urgente rafforzare l’azione delle pubbliche amministrazioni per l’inclusione sociale e l’accesso a servizi fondamentali come l’istruzione e la sanità e favorire la ripartenza di tutti quei soggetti privati che possono creare lavoro, valore e benessere. Tutti siamo chiamati in causa, tutti possiamo “tendere la nostra mano”.

Agire subito

In questo tempo così incerto e che vede la restrizione di molte delle nostre libertà e un distanziamento tra le persone come mai abbiamo sperimentato nella nostra storiaoccorre più che mai tornare a riflettere sulla responsabilità che come singoli e come comunità. È il tempo di sviluppare nuove politiche e modelli di crescita che favoriscano una vera cultura inclusiva che veda lo sviluppo armonioso del rapporto tra il benessere equo e diffuso e la cura dell’ambiente.

È giunto il momento, non più rinviabile. O si coglie questo tempo come un’opportunità per un cambio di passo, per una transizione ad un nuovo paradigma che vada verso uno sviluppo sostenibile a 360° o anche questa sarà l’ennesima occasione persa.

Ripartire subito, in un’ottica di lungo periodo, guardare avanti per il bene di questa nostra e delle generazioni che verranno. È qui, in questo momento, che deve cominciare lo sforzo collettivo, è il tempo in cui pubblico, privato, Terzo settore, società civile devono mettersi insieme per “tendere le proprie mani” e cominciare a costruire un nuovo futuro, inclusivo, fraterno.

SARA CIRONE GROUP SRL SOCIETÀ BENEFIT 

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