La notizia ha fatto il giro delle principali testate giornalistiche nazionali e internazionali, anche se forse ha rischiato di passare inosservata rispetto ad altri più o meno inutili annunci fuoriusciti da storiche residenze romane… niente paura, ci pensiamo noi a portarla alla vostra attenzione!
È una notizia che arriva anch’essa da Roma, ma dalla Sala Stampa Vaticana: la presentazione del documento “In cammino per la cura della casa comune”, un importante elaborato diffuso dal Tavolo Interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale, che a cinque anni dalla pubblicazione della Laudato sì, ne rilancia il contenuto, rendendolo ancor più operativo.
Per quanto ci riguarda, abbiamo già scritto in diverse occasioni come l’epidemia di coronavirus sia stata l’ennesima prova di una necessità di cambiamento del paradigma di sviluppo economico e sociale, e questo documento rafforza questa nostra convinzione: è solo dall’azione di ognuno, nel contesto in cui si trova, che si può avere un vero e reale cambiamento che contribuisca a creare un mondo migliore, con un benessere diffuso e un valore condiviso per tutti.
Contrastare la cultura dello scarto con la cultura della cura
Si tratta di una sfida epocale, che abbraccia la totalità della vita umana, dall’economia domestica, fino ai modelli di cooperazione internazionale, passando per le concrete azioni che ciascun operatore economico, sociale, pubblico o privato può mettere in campo per contrastare con la cultura della cura il cambiamento climatico, la devastazione degli ecosistemi e in generale la cultura dello scarto, nella consapevolezza della connessione profonda tra i problemi del mondo.
Vie reali di conversione ecologica
Il documento affronta una pluralità di temi importantissimi, mostrando vie reali di conversione ecologica. La partenza è dettata dalla centralità della vita e della persona umana, perché “non si può difendere la natura se non si difende ciascun essere umano” ed è molto interessante come il documento metta subito in primo piano il tema dell’educazione.
Si sottolinea, infatti, come la scuola debba divenire luogo di sviluppo della capacità di pensiero critico e azione responsabile. Da questo punto di vista ci sembra particolarmente degno di nota l’invito ad avviare progetti di formazione alla cittadinanza ecologica e l’incoraggiamento agli studenti universitari ad impegnarsi in “professioni che facilitino cambiamenti ambientali positivi”.
Inquinamento e devastazione
Anche in tutti gli altri aspetti il documento ripercorre temi a noi cari, come quelli presenti nell’Agenda ONU 2030 e che fanno parte della visione economica che sta alla base del beneficio comune della nostra Società Benefit: la condanna dello spreco alimentare come atto di ingiustizia, l’invito a promuovere un’agricoltura diversificata e sostenibile, in difesa dei piccoli produttori, delle risorse naturali e della biodiversità; il richiamo a ridurre l’inquinamento, a de-carbonizzare il settore energetico ed economico e ad investire in energia pulita e rinnovabile, accessibile a tutti e ad adottare e promuovere stili di vita sostenibili che rispettino gli ecosistemi e, contestualmente a questo, ricorda la questione del debito ecologico storicamente accumulato dai Paesi del Nord nei confronti di quelli del Sud del mondo, per un uso sproporzionato delle risorse naturali e che ha fatto dei paesi in via di sviluppo una discarica per rifiuti tossici.
Promuovere l’economia circolare e il lavoro come contrasto alla povertà
Così come ci troviamo pienamente in linea con l’urgenza di promuovere una economia circolare, alternativa ad un sistema lineare basato su produzione-utilizzo-smaltimento: tutto ha un valore e quindi bisogna superare il concetto stesso di rifiuto. Per questo è necessario dare impulso alla interazione tra innovazione tecnologica, investimenti in infrastrutture sostenibili e crescita della produttività delle risorse.
Nell’ottica della custodia della casa comune, anche il lavoro viene visto come strumento per contrastare lo scarto, il rifiuto umano. Per questo occorre valorizzare percorsi socio-professionali a favore degli emarginati, lavoro dignitoso, giusto salario, lotta al lavoro minorile e al sommerso. È necessario lavorare per un’economia inclusiva, che promuova il valore della famiglia e della maternità e prevenga e debelli le nuove forme di schiavitù, come la tratta.
Finanza etica per la lotta alla speculazione e giusta urbanizzazione
Come abbiamo scritto anche noi negli ultimi articoli, secondo quanto enunciato dal Tavolo Interdicasteriale, anche il mondo della finanza deve fare la sua parte, puntando al primato del bene comune e cercando di porre fine alla povertà. “La stessa pandemia da Covid-19 – si legge nel testo – dimostra come sia da mettere in discussione un sistema che riduce il welfare o che permette grandi speculazioni anche nelle sciagure, ritorcendosi sui più poveri”. Per questo si indica come via quella di una finanza etica che vada verso investimenti per sostenere l’economia reale di chi lavora secondo il rispetto dei diritti umani e contro lo sfruttamento. Si invita alla chiusura dei paradisi fiscali, a sanzionare le istituzioni finanziarie coinvolte in operazione illegali, a colmare il divario tra chi ha accesso al credito e chi no.
Altro punto focale del documento e su cui abbiamo scritto poche settimane fa, è quello dell’urbanizzazione, fenomeno in crescita nel mondo ma senza l’adeguato apporto in termini di servizi, di risorse, di infrastrutture, il che provoca ricadute sull’ambiente e sulla coesione sociale. È importante, allora, migliorare la vita nei quartieri popolari, rimboschire le aree dequalificate, scegliere mezzi di trasporto meno inquinanti.
Il primato della società civile e il diritto alla salute
Nell’ambito delle istituzioni, il documento sottolinea il primato della società civile, al cui servizio devono porsi politica, governi ed amministrazioni e si sofferma sulla salute, definendola “una questione di equità e di giustizia sociale” ribadendo l’importanza del diritto alle cure. Cura del corpo umano e relazione con la natura sono interconnesse: una sana antropologia è necessaria all’ecologia integrale e a tutte le implicazioni bioetiche che ne derivano. Tra le proposte c’è l’esame dei pericoli associati al rapido diffondersi di epidemie virali e batteriche, la promozione delle cure palliative e quella del diritto alle cure mediche come diritto umano fondamentale.
Una responsabilità di tutti
“In cammino per la cura della casa comune” è dunque un documento che ci conferma in ciò che da tempo sosteniamo e portiamo avanti nel nostro fare quotidiano: è tempo di agire, di invertire la rotta verso un nuovo modello di sviluppo che coniughi lotta al cambiamento climatico con lotta alla povertà, sviluppo sostenibile ed economia a misura d’uomo.
La responsabilità di difendere la casa comune e garantire alle generazioni future un luogo ospitale in cui vivere è di tutti. Come dimostra il contenuto così concreto e dettagliato del documento, ognuno nel proprio piccolo può fare qualcosa per imboccare questa strada: nella vita privata, nella propria vita economica e in quella più generale, sociale e politica. È questione veramente urgente e non più rimandabile.