“Può l’industria darsi dei fini? E possono questi consistere semplicemente nell’indice dei profitti?”
Da questo interrogativo di Adriano Olivetti ha preso il via l’incontro “La rivoluzione delle società Benefit. Operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente” che si è tenuto in diretta streaming giovedì 1 ottobre e inserito nel programma del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2020.
Ad alternarsi nel dibattito, Sara Cirone, Fondatrice di Sara Cirone Group Società Benefit, Marinella De Simone, Presidente del Complexity Institute e membro del Comitato Direttivo Assobenefit, Marco Di Domizio, Docente di Economia Politica UniTe, Luigi Di Giosaffatte, Direttore Generale Confindustria Chieti-Pescara, Enrico Marramiero, AD Azienda Marramiero, Dario Simoncini, Docente di Organizzazione Aziendale Dipartimento di Economia Aziendale UniChieti, Michelina Venditti, Direttore Generale Dipartimento di Economia Aziendale UniChieti.
Al seguente link potete rivedere l’evento: https://www.facebook.com/DeaUnich.Official/videos/424556708517074/?vh=e&extid=0&d=n
Un nuovo modo di fare impresa
Chi segue il nostro blog sa che lo abbiamo scritto in diverse occasioni ed è anche ciò che è emerso nel corso del dibattito: la società Benefit è un nuovo modo di fare impresa che implica un nuovo paradigma economico, che non mette al centro il profitto ma la Sostenibilità e soprattutto la creazione di valore. Ha cioè una visione di lungo periodo poiché l’ottica della creazione di valore ha come principio quello di contribuire al bene dell’ambiente e della società.
L’impresa è interdipendente
Oggi le imprese non possono non essere interdipendenti, cioè non possono più essere considerate atomi sociali che perseguono il loro scopo indipendentemente dagli effetti che hanno le loro azioni, le sue loro in ambito economico e sociale. Le società Benefit sono imprese rivoluzionarie proprio perché rappresentano un ibrido tra profit e non-profit, sono perfettamente inserite nel contesto di riferimento ed hanno nel proprio oggetto sociale un beneficio comune che va rendicontato annualmente. Accanto cioè all’attività imprenditoriale, la Benefit svolge una o più attività volte al raggiungimento del Beneficio comune anche in coniugazione con la sua attività profit.
Attenzione agli impatti
È dunque un’azienda che opera in particolar modo assieme a tutti gli stakeholder e all’ecosistema in cui è inserita, proprio perché porta avanti questo beneficio comune che genera valore nel contesto di riferimento. Questo fa sì che ci sia una propensione al posizionamento strategico sostenibile dell’impresa e di conseguenza genera una grande attenzione agli impatti su ambiente e società.
Quella delle società Benefit è dunque una rivoluzione in questo senso: perché mette a fattore comune i capitali territoriali, creando sinergie con il territorio e una ricaduta positiva in termini di valore sulla comunità di riferimento.
È una rivoluzione possibile per tutti.
Secondo una ricerca condotta dall’Università di Teramo, le imprese che tendono a trasformarsi in Benefit sono quelle di grandi dimensioni, con un maggior numero di dipendenti e maggiori ricavi e un maggior numero di anni di attività alle spalle. Così come esiste una relazione inversa tra indebitamento e probabilità di trasformazione in società Benefit: maggiore è l’indebitamento, minore è la probabilità che la società si trasformi in Benefit. Quindi questo è il chiaro segno che la trasformazione in Benefit viene portata avanti da soggetti consapevoli, leadership illuminate che non utilizzano questa forma per fare “greewashing”, ma che sono coscienti di come questa trasformazione sia un bene per l’azienda stessa e per il territorio in cui essa è inserita.
È necessario però capire che questo cambio di paradigma potrà essere veramente attuato e generare sempre più benessere nel nostro Paese solo se si farà comprendere anche alle imprese di piccole e medie dimensioni che questo cambiamento è possibile e vantaggioso anche per loro. Occorre uno sforzo collettivo, di tutti i soggetti che fanno parte della comunità territoriale, imprese, enti non-profit, pubblica amministrazione, società civile, per far comprendere come questo cambio di passo, la trasformazione in Benefit, non depaupera ma conviene.
La sostenibilità conviene
È stato dimostrato in più occasioni, infatti, che la sostenibilità conviene, che quei soggetti che portano avanti politiche sostenibili godono di una migliore reputazione, hanno collaboratori più motivati e soddisfatti, rapporti con gli stakeholder più solidi, maggiore produttività e qualità. Si apre cioè un dialogo virtuoso con tutta la comunità territoriale che si traduce anche in una migliore gestione dell’azienda e in una crescita del consenso e della collaborazione con tutto il territorio.
È dunque il momento di questa rivoluzione economica e prima ancora culturale: investire sulle persone, diffondere questa visione delle cose è la sola strada per dare un contributo cruciale allo sviluppo dei nostri territori.
L’Italia e le sue radici
Niente di nuovo sotto al sole in quanto la base di pensiero su cui poggiavano le grandi civiltà che ci hanno preceduto era proprio il concetto di creazione di valore di lungo periodo, di posterità per le generazioni future e di conservazione e sviluppo dei territori. E proprio qui, nel nostro paese, questa civiltà fiorente ha sempre trovato il massimo dell’espressione, ogni volta rigenerandosi ma senza perdere la bussola. Oggi l’Italia rappresenta un’eccellenza in tutto il mondo. Detiene una percentuale enorme di siti Unesco, lascito dei nostri avi, e da sempre è un esempio in termini di innovazione, cultura, bellezza e umanità.
Che sia venuto il momento di svegliarci dal torpore e lavorare tutti insieme nel rispetto delle nostre radici ripartendo proprio dai nostri territori?