Lo scorso lunedì sera, all’interno dello stabilimento Stafer, si è proiettato per la prima volta in un contesto aziendale il film di Thomas Torelli, Un altro mondo. Il significato di questa proiezione lo ritroviamo nello stesso saluto Maya raccontato all’interno di questo lungometraggio: “Io sono te, tu sei me”, un saluto capace di risvegliare la coscienza e la consapevolezza che siamo parte integrante di un grande ecosistema, di un tutto unico e indissolubile per ricordare le parole del filosofo greco Plotino. La terra è la nostra Grande Madre, ci nutre con risorse inesauribili che restano tali se ne facciamo un uso ragionevole. Ed è proprio a partire dal contesto aziendale che è possibile diffondere questa visione attraverso le persone che ne sono parte integrante e quando questa voce si sarà il più possibile diffusa allora potremo costruire insieme responsabilmente un mondo più rispettoso nei confronti del prossimo e del territorio. L’azienda è il contesto ideale per creare spirito di coesione e di condivisione: le persone in azienda diventano più consapevoli di poter lavorare assieme se perseguono obiettivi comuni e condivisi. Questo fattore determinante è per un’azienda la sola garanzia di continuità nel futuro.
Lavorare in gruppo, ma preservare le capacità degli individui: in ogni contesto sociale le persone si caratterizzano per la loro unicità; prima di tutto perché “vivono”, ed è questo spirito di egualitarismo e di partecipazione ad un progetto comune (“vivere”) che contraddistingue anche il contesto del lavoro in azienda. In azienda prima di tutto ogni giorno si “vive” e poi si lavora, si sta assieme e si partecipa con responsabilità ad un progetto comune “vivere mettendo a frutto i talenti di ognuno di noi per raggiungere l’obiettivo comune della continuità aziendale”. Ognuno di noi possiede della capacità personali e non replicabili: compito dell’azienda è di individuare ed esaltare tali talenti. Tutti noi ne possediamo 10 dieci e a ben vedere il lavoro in azienda è in questo senso il banco di prova delle capacità umane perché ogni giorno ci propone delle piccole o grandi sfide che vengono superate grazie a quel patrimonio intellettuale e pratico che ognuno di noi possiede e che potremmo definirlo “competenza”.
Questi concetti nel film non sono solo filosofici o mistici ma soprattutto scientifici, tant’è che fisici quantistici, così come storici e teologi, arrivano alle stesse conclusioni partendo da premesse apparentemente diverse; ci danno una valida quanto efficace testimonianza: si può vivere nella consapevolezza che possiamo e dobbiamo costruire tutti insieme un mondo migliore dando il nostro contributo nella vita quotidiana : possiamo essere parte di un mondo nuovo o semplicemente di “Un altro mondo”!
Quello suggerito dal documentario è lo sforzo di restituire alle generazioni future un pianeta migliore di quello che abbiamo trovato.
Il contributo fornito da ognuno di noi proprio a partire dal contesto lavorativo può migliorare nel tempo il mondo, in questo modo le future generazioni troveranno un mondo sano, e a loro volta potranno fare del loro meglio per conservarlo tale. Quale genitore non vorrebbe lasciare ai propri figli un mondo migliore?
Allo stesso modo dovrebbe comportarsi l’uomo nei confronti della Terra: rifiutarsi del suo sfruttamento e comprendendo invece che quello che sta intorno a noi non è diverso ma è il frutto di un’unica e armoniosa vibrazione.