In settimana, dall’accordo tra Ministero e Regioni, sono uscite, a fatica, le linee guida per la riapertura della scuola il 14 settembre. Peccato ci sia poca chiarezza e sia tutto un po’ generico. Turni sì, no, forse. Sdoppiamenti, triplicamenti, anzi no… nessuna divisione. Lezioni di 30 minuti, di 40, di 50, metà in presenza, metà a distanza, no tutti in presenza, no tutti a distanza. Lasciamo decidere ai presidi, o forse meglio ai sindaci, ma sempre alla luce di ciò che stabilirà periodicamente il comitato scientifico.
Una situazione che sarebbe quasi comica, se non fosse che riguarda oltre 8 milioni di studenti e le loro ormai esasperate famiglie che dai primi di marzo, e in alcune regioni come Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto da fine febbraio, hanno subito la chiusura delle scuole e sono stati costretti a supplire alla didattica tradizionale adottando strategie e metodi che hanno sì tamponato la situazione di emergenza, ma che non sempre si sono rivelati inclusivi e adeguati per rispondere alle necessità dei ragazzi.
Più che una cura dei giovani, una condanna
Già, i ragazzi… sono loro i grandi dimenticati di tutta questa vicenda. È inutile negare che il virus ha determinato un’enorme perdita di scuola in quest’anno appena trascorso, con un crollo dell’apprendimento che è stato stimato dalla Fondazione Agnelli tra il 35 e il 50% a seconda delle materie e dei gradi.
Leale collaborazione tra generazioni
Il danno rischia di essere molto serio: ci troviamo ad avere sulla coscienza una generazione che è segnata da un “buco” nella propria istruzione che non solo potrebbe rendere problematico il proseguimento degli studi e l’inserimento nel mercato del lavoro, ma anche la formazione umana e personale dei giovani. Non è certamente questo il modo di attuare una leale collaborazione tra generazioni.
Serve chiarezza per il futuro del nostro Paese
Ora, dunque, occorre una chiara presa di posizione davanti a questa situazione. Perché, mentre si affollano piazze, spiagge, locali, parchi giochi, autobus e metro cittadine, non è così chiaro quale minaccia si nasconda dietro la tanto temuta riapertura delle scuole in Italia. Come mai in tutta Europa l’anno scolastico è terminato con procedure e regole trasparenti e precise mentre nel nostro Paese addirittura la riapertura a settembre appare caotica e incerta?
Il tema è di estrema rilevanza e lo è per tutti. Poiché se teniamo al futuro del nostro Paese occorrerà capire come poter recuperare il tempo perduto e colmare il gap formativo che si è venuto a creare. Questo richiederà uno sforzo da parte di tutti.
La figlia della serva
L’educazione, la scuola sembra essere ancora oggi la “figlia della serva” a cui vengono destinate le briciole in termini di investimento e a cui non viene dedicata la giusta attenzione, con uno scarico di responsabilità addosso ai dirigenti scolastici che sempre più spesso si trovano a dover fare i conti con risorse limitate e spazi inadeguati. Una situazione che ovviamente non si è creata solo degli ultimi mesi, ma che è figlia di anni di incuria, disinteresse, mancati finanziamenti e precariato e che la pandemia da Covid-19 ha contribuito ad evidenziare.
Goal 4 dell’Agenda Onu 2030
Non è chiaro perché nel nostro Paese le giovani generazioni non vengano considerate degne della priorità assoluta. Educazione, scuola, infanzia, istruzione sono diritti fondamentali sanciti da tutte le principali carte dei diritti nazionali ed internazionali. Lo stesso goal 4 dell’Agenda ONU 2030 sancisce il diritto ad un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e il diritto ad opportunità di apprendimento per tutti. È una questione di vitale importanza poiché è la conditio sine qua non, affinché le persone possano migliorare la qualità della loro vita e accrescere la loro consapevolezza di cittadini membri di una comunità locale e globale. È requisito indispensabile per il futuro della nostra civiltà.
Decadenza culturale decadenza umana
Dal dopoguerra in poi sono stati fatti molti passi avanti in termini di alfabetizzazione, accesso allo studio, incremento di livello di istruzione, ma, alla luce delle diseguaglianze emerse durante il periodo di lockdown e di didattica a distanza, occorre intensificare gli sforzi e favorire un cambio di passo.
È fondamentale mettere i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze al centro. La scuola è il luogo in cui ogni persona, indipendentemente dal credo, dall’estrazione sociale, dal luogo di origine, ha l’opportunità di fiorire, di sviluppare i propri talenti e poter crescere umanamente, spiritualmente e nel sapere. La scuola è spazio fisico, reale, concreto in cui avviene lo scambio di idee, la trasmissione e la formazione della cultura; è cantiere di condivisione e solidarietà.
Zeus
Solo se saremo in grado di assicurare veramente l’abbattimento di ogni barriera che si frappone alla realizzazione di tutto questo: attraverso l’assunzione di docenti qualificati, l’attenzione al percorso scolastico dei singoli studenti, l’investimento in strumenti digitali e l’adeguamento e ammodernamento degli spazi, potremo sperare in una società più giusta, libera, inclusiva e coesa.
È una grande opportunità quella che ci troviamo ad affrontare; una sfida eccezionale da cogliere per trasformare la criticità in una nuova possibilità di superare il mito di Zeus, quel lato oscuro dei padri che ammazzano i figli.
Ma occorre fare presto. Settembre è alle porte, Il futuro è alle porte.