Il momento che stiamo vivendo è un chiaro segno del fallimento dell’economia globalizzata, un sistema di sviluppo che si è rivelato assolutamente non sostenibile.
Perché diciamo questo? È evidente che l’attuale modello economico, che spinge al massimo lo sfruttamento dell’ambiente e delle persone, ha generato un profondo squilibrio, tanto da essere foriero di una minaccia invisibile ma molto concreta come quella della pandemia del Covid-19, frutto di un sistema che non mette più al centro l’uomo ma il denaro, che per avidità e per ottenere il massimo profitto, ha distrutto ecosistemi e sradicato le persone dalla propria terra, distaccandole dal genius loci che per secoli ha rappresentato la caratteristica vincente delle comunità.
Globalizzazione come sradicamento dalla propria terra
L’aver trasformato l’economia di territorio, basata sulla valorizzazione delle competenze e delle specificità territoriali, in uno sfruttamento incontrollato al solo scopo di ottenere la massimizzazione dei ricavi, senza tenere conto dei risvolti che questo poteva comportare sull’uomo e sulla natura, ci ha condotto a questa situazione catastrofica e incontrollata. Mai come oggi la concatenazione dal punto di vista produttivo ed economico si sta rivelando fragile e deleteria e le conseguenze della crisi etica, sociale, antropologica ed ecologica globale si stanno evidenziando sottoforma di diseguaglianze sociali, disgregazioni, cultura dello scarto, inquinamento, estinzione di ecosistemi e sviluppo di nuove malattie fortemente impattanti su persone, relazioni sociali ed economiche.
La distruzione della biodiversità genesi della pandemia
È fuori discussione, infatti, che la distruzione degli habitat e della biodiversità, determinata il più delle volte da motivazioni di carattere economico, rompa fragilissimi equilibri ecologici che finora hanno contenuto e contrastato la diffusione di microorganismi responsabili di alcune malattie che si sono così trasmesse alla specie umana, spandendosi in zone densamente popolate e poi molto velocemente in tutto il mondo proprio a causa dell’eliminazione di quei “confini” non solo geopolitici determinata dalla globalizzazione incontrollata.
Ricadute devastanti
Trattare il mondo e la natura solamente come bacino da cui attingere in maniera illimitata e irrispettosa, avere come unico paradigma quello del più basso costo di produzione, senza tener conto delle conseguenze distruttive che questo comporta, ha determinato una ricaduta in termini sociali ed economici assolutamente devastante e di cui non si potrà non tenere conto una volta usciti da questa situazione di emergenza.
Occorre pensare subito al dopo
Dunque qual è il mondo che vogliamo ricostruire dopo? Veramente vogliamo che “torni tutto come prima”? Quale modello vogliamo consegnare ai nostri figli?
Occorre un’attenta riflessione sul tipo di valori e di approfondimento culturale che questa civiltà sta portando avanti. Come la gente sta vivendo in comunità? In che modo produciamo ciò di cui abbiamo bisogno? In che maniera mettiamo al mondo, alleviamo ed educhiamo i nostri figli? In che modo alimentiamo il senso dell’amicizia? Come viene trattata la donna? Cosa si pensa del lavoro? E del nostro rapporto con la natura e con il creato?
Urge già da ora rispondere con senso critico a queste domande per recuperare la nostra identità, il senso di comunità locale, il senso dello stare insieme, del costruire insieme, ognuno cominciando concretamente dalla realtà in cui è inserito, recuperando il senso del limite, dell’essere creatura finita, inserita in un luogo ben preciso. Un luogo da amare nel suo paesaggio, nella sua comunità di persone, nella sua storia e che può diventare risorsa per sé e per tutta la collettività.
Rigenerazione territoriale
Occorre dunque ripensare il prima possibile questo modello globalizzato per poter ripartire anche dalle economie locali. È necessario al più presto mettere in atto quelle soluzioni che possono condurci ad adottare modelli di vita e di consumo capaci di favorire la fioritura delle nostre economie e di sviluppare il bene comune per i nostri territori partendo ognuno dalla propria specificità locale e da forme di attività sociale ed economica che possano essere anche caratterizzate da un nuovo modello di approccio e partecipazione alla valorizzazione del patrimonio Territoriale.
Così vivremo una nuova rinascita dei territori italiani e potremo lavorare insieme alla rigenerazione territoriale del patrimonio tangibile e intangibile del nostro paese.