11 ottobre 2016 – Con la nascente realtà Confindustria Romagna, emergono anche nuove prospettive e una sensibilità spiccatamente orientata ai temi della Responsabilità Sociale d’impresa.
Il Roadshow, un programma di dibattiti organizzati da una Delegazione tecnica di Confindustria, affronta nei vari territori i temi della RSI e ha fatto tappa a Ravenna per parlare di Business sostenibile e responsabilità sociale come opportunità per le aziende.
Quello svoltosi ieri è stato il primo evento di Confindustria Romagna per sottolineare come il tema del welfare aziendale abbia assunto un ruolo importante anche all’interno di questa Confederazione per le imprese, come ha sottolineato il Direttore Generale di Confindustria Romagna, Marco Chimenti, ed anche lo stesso Vincenzo Boccia, Presidente Nazionale intervenuto al confronto attraverso un video messaggio, il quale ha dichiarato che la responsabilità sociale d’impresa non è un accessorio, ma una questione trasversale alle politiche industriali. Il welfare aziendale, sottolinea una degli esponenti tecnici della Delegazione Paola Astorri, è vantaggio competitivo per le aziende, ma è soprattutto una leva d’innovazione sociale.
Esempi di innovazione sociale sono stati portati all’attenzione dei presenti da parte degli intervenuti al dibattito che hanno le proprie esperienze imprenditoriali. Enea Dallaglio e il suo Welfare Index PMI elaborato per Assicurazioni Generali, Roberta Sapio, di Petroltecnica, che ha portato il caso di Bruco: un avanzato sistema di bonifica dei serbatoi tossici ed esplosivi; Lino Sbraccia e l’iniziativa “Figli del mondo” nata per promuovere sul territorio riminese attività di welfare aziendale. Alessandro Curti, Amministratore Delegato di Curti Costruzioni Meccaniche, ha voluto mettere in luce che in un’azienda come la sua, dove è necessario assumere competenze altamente specializzate, bisogna poi fidelizzarle premiando il merito e l’impegno. Ed proprio sul rapporto fra lavoratori e azienda che si è inserito il mio intervento che andava a porre attenzione sulle pratiche di welfare concrete, quelle che rientrano nella cosiddetta remunerazione materiale, ma intendeva anche spingersi oltre per proporre un modello di “remunerazione immateriale” in cui il lavoratore viene fidelizzato e si sente a suo agio quando entra a conoscenza diretta degli obiettivi dell’azienda.
Con il Posizionamento Strategico Sostenibile, che ho introdotto nell’azienda in cui sono amministratrice, si crea un programma condiviso e partecipato: le risorse dell’azienda prima di essere lavoratori, sono cittadini. Questo modello infatti non è solamente strategia d’impresa, ma un modello di evoluzione culturale e soprattutto territoriale. Un’azienda solo riconoscendo le unicità umane, culturali ed economiche di un territorio è in grado di sviluppare nuove leve competitive, nuove prospettive: queste sono senza dubbio leve di tipo immateriali.
Inserire la Sostenibilità d’impresa nei propri piani strategici significa riprogettare i piani di investimenti, occorre investire parecchio tempo e denaro, ma è di vitale importanza per creare competitività, valore aggiunto e quindi benessere sociale. È così che in questi ultimi tempi si parla di Benefit Company come un’impresa che integra nel proprio statuto un’ulteriore mission a favore di un beneficio sociale e territoriale: l’impresa del futuro è già alle porte…