La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è patrimonio di tutti 

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è patrimonio di tutti 

Lunedì 10 dicembre presso una PMI romagnola, l’azienda Stafer di Faenza, si è svolto l’evento “La comunità aziendale ed il 70° della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.
Tappa fondamentale nella storia dei diritti umani, questo documento ha compiuto 70 anni proprio il 10 dicembre 2018: un anniversario che è stato occasione per riaffermare e rimettere al centro, anche in un contesto insolito ma molto importante come quello di un’azienda, il tema dei Diritti Universali dell’uomo.
Ha aperto l’evento la proiezione del potente film-documentario “Choose Love” “Scegli l’Amore” del regista Thomas Torelli che racconta il percorso che ognuno di noi può fare scegliendo ogni giorno un atteggiamento di apertura, di perdono, di amore verso il prossimo.
Hanno preso parte al successivo dibattito Manuela Rontini, Consigliere Regionale ER, Pier Paolo Contarini, imprenditore, Nicoletta Grassi, avvocato, Thomas Torelli, regista. 

Moderatrice dell’incontro Sara Cirone, CEO Stafer, membro del Tavolo Tecnico Responsabilità Sociale d’Impresa di Confindustria Nazionale, Fondatrice di una Società Benefit. 

D: Thomas Torelli, come nasce l’idea di questo film?

R: Choose Love è stata la conseguenza del mio precedente film “Un altro mondo”. Sono partito quindi dalla frase “smettila di avere ragione” e ho voluto approfondire il tema. Dopodiché ho incontrato il professor Daniel Lumera ad un convegno che mi ha suggerito di approfondire il tema del perdono. Siamo riusciti ad intervistare Deepak Chopra sul significato di quella frase, “Smettila di avere ragione”. Così è nato il film. Perché la ragione è la rappresentazione del nostro ego. Se lasciassimo cadere questo ego, saremmo ciò che siamo veramente e probabilmente ci sarebbero molti meno conflitti nel mondo. 

D: Nicoletta Grassi, Se pensiamo al mondo di oggi, sempre più fratturato, diviso, come è stato possibile che Nazioni appena uscite dalla Seconda Guerra Mondiale abbiano potuto elaborare un documento così importante e “lucido negli intenti”? Qual è la genesi della Dichiarazione? 

R: Io penso che la Dichiarazione sia nata proprio come un gesto di perdono. Nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale, il conflitto più devastante che si sia mai visto sulla Terra. Nello stesso preambolo c’è scritto che il disprezzo dei diritti ha portato alla barbarie. Per questo è nata, per riportare l’individuo al centro di un sistema di diritti e riportare la pace. Il documento è del 1948 e richiama in tutti i suoi passaggi i principi ispiratori della Rivoluzione Francese: libertà, fraternità e uguaglianza. Eleanor Roosevelt fu a capo della commissione che la mise nero su bianco. Fu poi approvata da 50 Paesi. È il documento che stabilisce l’essenza dell’uomo in tutto il pianeta, che poi ha trovato articolazione nelle varie Costituzioni dei singoli Paesi.

D: Manuela Rontini, Il 70esimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani è un’occasione importante per fare memoria di questo importante evento, pietra miliare della storia dell’umanità. Questo anniversario però ci ricorda che ancora troppo spesso questi diritti sono disattesi. Qual è la situazione globale rispetto all’applicazione di questi diritti fondamentali con particolare riferimento al nostro territorio?

R: Purtroppo non c’è bisogno di andare in Paesi lontani per vedere che ci sono diritti disattesi che hanno  ripercussioni anche sul nostro territorio. Penso per esempio alla violenza di genere o ai diritti dei carcerati. In questi anni sono stati fatti alcuni passi avanti sui diritti sociali per mettere le persone in condizione di eguale dignità e diritti senza distinzione alcuna. È un lavoro che riguarda valori sociali ed etici, che possono andare a risultato se ciascuno di noi fa la sua parte là dove si trova.

D: Pierpaolo Contarini, tu sei un imprenditore di grande successo, che nella sua carriera ha avuto a che fare con realtà internazionali e multinazionali, che ti hanno portato a viaggiare molto in giro per il mondo. In base alla tua esperienza diretta, cosa ci puoi dire rispetto all’applicazione dei diritti umani in ambito lavorativo/economico nei paesi che hai visitato?

R: Io penso che il rispetto dei diritti umani nell’impresa sia uno dei più grandi segni di civiltà. Ho visitato molti Paesi del mondo e quello che ho notato viaggiando in Europa, Canada, Stati Uniti, America Centrale e anche in Oriente è che quando c’è ordine, pulizia, rispetto per il territorio e l’ambiente che circonda le persone normalmente c’è una corrispondenza con il rispetto delle persone e dei diritti in azienda. Nel Nord Europa, per esempio Svezia, Finlandia, Danimarca, si trovano aziende avanzatissime dal punto di vista della cura dei propri lavoratori: aziende che hanno il giardino d’infanzia, la sauna, la palestra. Man mano che si scende verso il Mediterraneo, invece, purtroppo le condizioni peggiorano e l’incuria del territorio che si nota coincide anche con uno scarso rispetto dei diritti in azienda. In Italia ho visto negli ultimi dieci anni dei progressi: alcune aziende si sono avvicinate al modello scandinavo. A mio avviso l’azienda etica è l’azienda del futuro, perché è quella che ha da insegnare qualcosa per la vita. Ed è importante anche intervenire e sensibilizzare in proposito il mondo della scuola. Occorre un lavoro a tutti i livelli.

D: Thomas Torelli, dal tuo film emerge chiaramente che un percorso di perdono, di apertura, di amore è l’unico che ci possa permettere di vivere una vita nuova, sana e serena che contribuisca a creare una società diversa. Cosa possiamo fare nella vita di tutti i giorni per mettere in pratica questi principi, questi valori, anche rispetto ad un contesto generale che fa molta leva sulla rabbia e sulla paura dell’altro, del diverso?

R: Io vorrei che tra cento anni non ci fosse più bisogno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.  L’umanità è sempre stata abituata a vedere il mondo basato sulla separazione e sulla competizione. E per esaltare questa visione del mondo, si condizionano le masse attraverso i media. È sempre stato così nella storia dell’umanità, per esempio al tempo del Ministero della Propaganda nazista, oppure con l’uscita del film “Nascita di una nazione” che scatenò negli USA una incredibile ventata di razzismo, oppure ancora il caso del Ruanda in cui si insegnava nelle scuole l’odio tra etnie. Occorre invece insegnare il perdono, l’unione con l’altro, pensare al mondo come a una grande famiglia umana. Solo così potremo creare un modello di società diverso e potremo godere di una vita serena, più sana perché l’amore che si mette in circolo porta altro amore e crea benessere anche fisico. È scientificamente provato.

D: Avvocato Grassi, la Dichiarazione Universale è una sorta di documento principe che stabilisce il quadro in cui si vengono ad inserire le singole disposizioni di legge che affrontano le tematiche specifiche dei singoli diritti inviolabili. Dal suo punto di vista, di donna di legge, cosa ci può dire rispetto all’evoluzione normativa e alla concreta applicazione di questi diritti?

R: I Diritti Umani si distinguono in diritti di prima generazione che difendono gli individui dagli eccessi dello Stato, in diritti di seconda generazione come il diritto alle cure, alla casa, ecc… e diritti di terza generazione che hanno a che fare con l’ambiente e il clima. La nostra è un’umanità interconnessa e radicata in questi valori universali. La nostra legislazione è molto sviluppata, con tutele forti. La direzione intrapresa è buona, purtroppo però la strada da fare è ancora lunga: oggi  veniamo costretti spesso a spostare la nostra attenzione sulla paura, come se fosse di primaria importanza difenderci da qualcosa piuttosto che mettere al centro questi importanti diritti. Invece dovremmo, a mio avviso, fare un’analisi di noi stessi nella famiglia, nel lavoro e nella società. In tutti questi ambiti a seconda dei comportamenti che si tengono si dà o meno espansione a questi diritti.

D: Manuela Rontini, cosa fa concretamente la Regione Emilia Romagna affinché ci sia una piena applicazione di questi diritti?

R: Le Istituzioni hanno il compito di promuovere la piena applicazione dei diritti. E cerchiamo di farlo a più livelli: a partire dalle scuole in cui mettiamo in atto progetti di “educazione alla cittadinanza”, fino all’investimento in spesa sanitaria o alla costituzione di una Commissione ad-hoc sulle Cooperative spurie al fine di tutelare i lavoratori, oppure ancora alle politiche messe in atto in tema di violenza di genere, o alla Responsabilità Sociale d’Impresa per incentivare quegli imprenditori che permettono ai lavoratori di dare il meglio di sé. È un lavoro che ha diverse sfaccettature e che ha bisogno dell’apporto di tutte le componenti della società. Accanto infatti ad una nuova stagione dei diritti occorre una nuova stagione dei doveri. Si deve accompagnare alla libertà la responsabilità. È nei doveri che la libertà trova la propria dignità.

D:Pierpaolo Contarini, guardando invece la situazione nostra, italiana, e partendo sempre da quella che è la tua esperienza, cosa significa per gli imprenditori e per il mondo produttivo in generale, confrontarsi con l’applicazione dei diritti umani? Quali passi sono stati fatti e quali sono ancora da fare?

R: Io penso che il futuro dipenda molto dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti. Serve più lavoro etico. L’azienda è molto importante per la vita delle famiglie, perché le persone passano molto del loro tempo al lavoro. Ed è strettamente connessa con la felicità nelle famiglie. Occorre dare al lavoratore le giuste condizioni non solo in termini di retribuzione materiale ma anche in termini di ambiente di lavoro e affinché la sua persona possa trovare pieno sviluppo, rispetto e dignità.

 

 
SARA CIRONE GROUP SRL SOCIETA’ BENEFIT

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