10 maggio 2017. Donne che cambiano le imprese è il convegno di Unindustria Bologna e Fondazione Aldini Valeriani: un approfondimento dei temi della cultura femminile del management che includono la responsabilizzazione diffusa, il lavoro collaborativo, i patti di fiducia reciproca, la possibilità di far emergere le capacità ignorate e di governare il tempo. Una cultura contrassegnata da coraggio, innovazione, non convenzionalità alle regole abituali per la realizzazione di un benessere condiviso.
Nella progettazione, nella gestione del personale, nelle relazioni industriali con il sindacato, nella creazione di piani di welfare e nella promozione di progetti per la scuola: una cultura che si esprime nelle pratiche quotidiane d’impresa. Ma non solo.
Un problema culturale
Occorre un cambiamento culturale che assegni più spazio femminile nel management delle imprese: innanzitutto, la presenza di donne nella dirigenza deve smettere di essere considerato un problema femminile e la parità deve essere considerata un fatto reale. Per ora mancano modelli di riferimento e spesso la donna si trova impegnata nel delicato bilanciamento del rapporto vita-lavoro. Sembra sia necessario qualche decennio almeno per arrivare a una condizione priva di pregiudizi (tra cui quello dell’esistenza di professioni femminili e professioni maschili): dovrà cambiare il modo di narrare l’universo femminile, ora ancorato fortemente a uno stereotipo di fatica e sacrificio.
Gli interventi sono stati concordi nell’esprimere l’importanza fondamentale della presenza femminile nella dirigenza e più in generale una maggiore parità di genere: Nicoletta Grosso di Unindustria Bologna, Rita Finzi, Presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop Regione ER, Rosanna Masi, imprenditrice di Poggipolini, Anna Elisabetta Ziri, matematica che ha fondato Nemoris, una startup tecnologica guidata solo da donne, Chiara Boschieri AD di Martha Health Care, Daniela Dubla Founder InnerMe.
Progetti di valore ideati da donne che vogliono contribuire alla qualità della vita dell’uomo e lavorare per il benessere di tutto il pianeta.
SaraCironeGroup: una community e il mio contributo alla civiltà
Abbiamo ascoltato molti racconti di donne imprenditrici, giovanissime, che hanno lottato per affermare il proprio ingegno e la forza del proprio cuore. È stato un momento di comprensione condivisa: l’affinità delle storie risiedeva nel deficit culturale che tutte hanno affrontato e che considera la donna a un livello secondario nel management. Questa è stata anche la mia storia e il mio racconto: ho lottato per vincere le discriminazioni e la denuncia sociale che mi hanno stigmatizzato in quanto donna. Oggi, ho fondato una community per condividere con le imprese del territorio modelli, metodi e strumenti per la civiltà.
Sono convinta che sebbene crediamo di vivere in libertà e in una civiltà piena, sperimentiamo una grande povertà culturale e lo squilibrio nella percezione del contributo alla civiltà della donna porta un disequilibrio anche nell’uomo: perché sono due parti di un tutt’uno.
Una valorizzazione condivisa
Le Nazioni Unite hanno incluso nel loro programma di sviluppo sostenibile (Agenda 2030) il tema dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne: il Goal 5 (obiettivo specifico) e altri target (negli Obiettivi 1 – 2 – 3 – 4 – 6 – 8 – 11) sono dedicati alla trattazione di questo tema.
Il rapporto fra i generi nel mondo globalizzato
Viviamo in un mondo profondamente globalizzato e attraversato da cambiamenti rapidi e di ampia portata. Nonostante questo scenario fortemente votato alla crescita economica e allo sviluppo umano, sembra però che le disuguaglianze di genere perdurino e anzi si cristallizzino a segnare un divario che esiste tra i due generi a prescindere dalla nazionalità, dall’etnia, dalla casta, dalla religione, dalla classe sociale, dalla condizione economica, dall’abilità fisica.
L’attuale società mondiale offre opportunità per donne e ragazze con l’occasione di portare un miglioramento nella loro condizione sociale: nonostante questa situazione apparentemente positiva, il divario fra i generi e nelle relazioni che li coinvolgono esiste e occorre, proprio per questo motivo, un monitoraggio e un progetto concreto di azioni di intervento specifiche.
Il genere
Il “genere” è un fattore di diversità, ma non di diseguaglianza. Oggi, in particolare, ci consente di analizzare e di esaminare la realtà sociale, interpretando i fenomeni di ingiustizia, esclusione e privazione delle donne e delle ragazze alla luce dei quadri normativi, nazionali e non.
Un obiettivo specifico
Il Goal 5 si propone in modo specifico di raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze. Se il primo punto è quello dell’eliminazione di ogni discriminazione contro le donne (5.1), conseguentemente i punti hanno lo scopo di: (5.2) eliminare la violenza di genere nella sfera pubblica e privata, (5.3) eliminare pratiche dannose, (5.4) riconoscere il lavoro di cura attraverso l’offerta di servizi pubblici e la promozione della condivisione del lavoro domestico e di cura in famiglia, (5.5) fare partecipare le donne a tutti i livelli di decisione politica ed economica, (5.6) dare accesso universalmente alla salute e ai diritti riproduttivi e alla salute sessuale, (5.a) varare riforme per dare alle donne l’accesso alle risorse economiche quali la proprietà della terra e altre forme di proprietà, (5.b) dare accesso alla tecnologia in particolare nel settore informatico e della comunicazione, e infine (5.c) promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di donne e ragazze a tutti i livelli.
Obiettivi trasversali
Gli altri obiettivi dell’Agenda 2030 vedono le relazioni di genere come trasversali. In particolare, la partecipazione delle donne è indispensabile:
– per porre fine alla povertà (O.1), raggiungere la sicurezza alimentare e promuovere un’agricoltura sostenibile (O.2), assicurare salute e benessere per tutti/e (O.3), ridurre le ineguaglianze all’interno di uno Stato (O.10), rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili (O.11), contribuendo a garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (O.12), adottando misure per combattere i cambiamenti climatici e le loro conseguenze (O.13), facendo un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre (O.15), e promuovendo società amanti della giustizia e della pace anche attraverso la cooperazione allo sviluppo (O.16).
– per rafforzare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile (O.17).
Le donne inoltre devono avere le stesse opportunità di partecipazione:
– nell’istruzione (O.4), nella gestione dell’acqua (O.6) e nell’accesso e gestione dell’energia (O.7); nel diritto all’occupazione piena e produttiva (O.8) e nella partecipazione all’industrializzazione sostenibile (O.9).
L’uguaglianza di genere e la sostenibilità
La sostenibilità è un obiettivo a cui tendere e a cui dedicare la possibilità di realizzarsi in un modello concreto. Le azioni che supportano e sono comprese in questa prospettiva hanno natura molto diversa tra loro, con un unico scopo: tra queste, possiamo ritrovare il tema delle disuguaglianze di genere.
Al di là e accanto a quei principi specifici e trasversali che abbiamo richiamato e che fanno parte dell’Agenda 2030, crediamo che la consapevolezza di genere sia una modalità da incentivare e accrescere per evitare l’accadere di disuguaglianze.
Essere consapevoli della propria identità, unica per storia, autenticità e spiritualità, ci aiuta a tradurre questo valore nelle pratiche quotidiane, alimentando giorno dopo giorno il cammino verso un modello realmente sostenibile, possibile grazie all’impegno attivo di ognuno di noi.