Dal capitalismo al consumismo. La cultura dello scarto
Si terrà a Imola la seconda tappa del roadshow “Per il Bene Comune” promosso da Sara Cirone Group Società Benefit e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile. L’evento sarà un evento plastic free e si terrà presso il Circolo Sersanti (piazza Giacomo Matteotti, 8) e sarà dedicato questa volta al tema “Dal Capitalismo al consumismo. La cultura dello scarto”.
Ad alternarsi al tavolo dei relatori saranno Alessandro Curti, imprenditore e fondatore dell’azienda Curti Costruzioni Meccaniche, Stefano Dalmonte, Presidente della Fondazione Banco Alimentare Emilia Romagna, Manuela Rontini, Consigliere regionale, che saranno introdotti dai saluti di Fabio Bacchilega, Presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Imola e di Sara Cirone, Fondatrice della Società Benefit Sara Cirone Group. Modera il giornalista Giovanni Bucchi.
Consumo consapevole e giustizia per una evoluzione responsabile
Centro della dissertazione saranno tre importanti questioni da connettere affinché possa generarsi una evoluzione responsabile dei territori italiani: un consumo consapevole delle risorse, la giustizia verso i più deboli, un’economia a sostegno del Bene comune.
La cultura dello scarto
Come sostiene da sempre papa Francesco, la crisi che sta investendo il nostro pianeta, infatti, è una crisi economica, antropologica ed etica, che parte prima di tutto dal logorio dei rapporti umani: questa è la cultura dello scarto, una vera e propria “malattia pandemica del mondo contemporaneo” che non vede più nella vita umana e nel rispetto e nella difesa dei soggetti più deboli un valore da tutelare. Una sottocultura pericolosa che ci ha assuefatti, fino a farci considerare come immodificabili le grandi ingiustizie del mondo e a renderci indifferenti e autoreferenziali. Si è venuto così a creare un modello di sviluppo insostenibile in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Rispettare le persone per rispettare l’ambiente
Le vittime di questa cultura sono i soggetti deboli e fragili: i nascituri, le persone anziane, i malati, i disabili, i poveri, le vittime delle guerre, gli sfollati, i migranti, le donne che subiscono violenze, i giovani scoraggiati, le famiglie e le persone delle “periferie dell’esistenza”.
Per far sì che il nostro territorio possa godere di un’evoluzione responsabile occorre coniugare l’ecologia ambientale e quella umana: rispettare la natura e l’ambiente significa innanzitutto rispettare le persone. L’uomo che vive in modo sobrio senza sprecare e devastare la natura è portato a rispettare gli altri e viceversa. È necessario dunque mettere in discussione i nostri modi di pensare e di agire, i nostri criteri di scelta, per far sì che non ci rendiamo complici di un sistema basato sullo scarto e sullo spreco delle risorse ambientali e delle derrate alimentari, in un mondo dominato sempre di più dagli squilibri che vedono in ogni parte del mondo moltissime persone messe ai margini e soffrire la fame o la malnutrizione.
Porre fine alla fame
Il modello consumistico, infatti, ci ha abituato al superfluo e allo spreco quotidiano, dimentichi che “il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame” (papa Francesco). Occorre dunque rimettere a tema questa importante questione, che è oggetto anche del goal 2 dell’Agenda 2030: porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
Come evidenziato dal rapporto ASviS 2019, presentato recentemente, infatti, dopo anni di declino, dal 2014 è tornato a crescere il numero di persone che soffrono la fame. Nel 2015 erano denutriti 784 milioni di individui, nel 2017 sono stati 821 milioni. Anche in Italia tra il 2016 e il 2017, gli indicatori relativi all’Obiettivo 2 hanno visto un peggioramento.
Favorire la solidarietà
È fondamentale contrastare la cultura dello scarto, dello spreco, rifiutando tutte le ingiustizie, creando un cambiamento delle nostre coscienze e favorendo la solidarietà e l’incontro, “dando voce ai senza voce”. A Imola cercheremo di porre le basi per dare risposte concrete sul territorio a questi temi così importanti per il futuro della nostra civiltà.